Il Piano Nazionale di Gestione dei Rifiuti (PNGR) è stata una delle misure previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per supportare adeguatamente gli investimenti previsti in materia di economia circolare, finalizzati a migliorare raccolta e riciclo e a colmare il divario impiantistico. Il PNGR, adottato con D.M. 257 del 24 giugno 2022, ha fissato i macro-obiettivi, i criteri e le linee strategiche che le Regioni e le Province autonome devono seguire per l’elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti (PRGR). Il presente articolo mira quindi a fornire una vi-sione generale dei PRGR approvati da alcune delle principali regioni (una per ciascuna area del territorio nazionale), nello specifico: Emilia-Romagna (Nord-Est), Lombardia (Nord Ovest), Toscana (Centro) e Sicilia (Sud e Isole).
Le modalità di affidamento del servizio di raccolta dei rifiuti urbani (RU) sono piuttosto eterogenee. In Emilia-Romagna questa è assegnata per lo più alle aziende a cui Atersir, autorità regionale per servizi idrici e rifiuti, ha affidato il servizio, mentre solo lo 0,5% della raccolta totale è svolto direttamente dal Comune, con affidamento diretto o in proprio.
La Lombardia, come previsto dal D.Lgs. 152/06, impiega modelli alternativi o in deroga al modello degli Ambiti Territoriali Ottimali. Si possono così avere aggregazioni di Comuni che gestiscono congiuntamente i servizi oppure la costituzione di società in house o a capitale prevalentemente pubblico.
In Toscana, il servizio è affidato a soggetti pubblici o a controllo pubblico mediante le tre Autorità d’Ambito (ATO): Toscana Centro, Toscana Costa e Toscana Sud.
La Sicilia vede la presenza di diverse Società per la Regolamentazione del servizio di gestione dei Rifiuti (SRR), che si occupano di pianificare e regolamentare i servizi di raccolta, trattamento e smaltimento. Viene riconosciuta, tuttavia, una frequente disomogeneità riguardo l’operato di ogni SRR, a sua volta non sempre in linea con gli indirizzi strategici regionali. Questo limita l’efficienza generale della gestione dei RU. Il sistema è comunque in fase di evoluzione, con l’obiettivo di avere una governance più centralizzata sotto il coordinamento del Presidente della Regione siciliana, nominato Commissario straordinario dal D.P.C.M. del 22.02.2024.
La raccolta differenziata vede ancora margini di miglioramento in tutte le regioni considerate.
In Emilia-Romagna si stima che per la carta, rispetto al 36% non ancora raccolto nella differenziata, il 16% del totale raccolto sarebbe recuperabile se differenziato correttamente e che per la plastica, del 48% non ancora raccolto in maniera differenziata, il 36% del totale raccolto sarebbe recuperabile, se differenziato adeguatamente.
In Lombardia si rileva un quantitativo importante di sacchetti in plastica non compostabile nella frazione organica (24,8%), da cui deriva la necessità di effettuare pretrattamenti in ingresso agli impianti, con un conseguente aumento dei quantitativi di scarti in uscita. Altra problematica è la presenza di batterie al litio nei Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) che possono causare fenomeni di combustione e quindi problemi all’operatività degli impianti, portando ad un aumento dei costi di gestione.
La Toscana, oltre a segnalare problemi relativi alla contaminazione da plastica nell’organico e al conferimento di batterie nei RAEE, vede difficoltà nella gestione dei rifiuti tessili. Ciò deriva soprattutto dalla complessità tecnica di separare le frazioni sintetiche e dal fatto che i rifiuti contenenti poliestere spesso non possono essere inviati a discariche per rifiuti non pericolosi perché fuori norma.
La crescita della RD in Sicilia è stata inferiore alle aspettative (51% nel 2022 contro il target del 65% previsto), con le due maggiori città della regione, Sicilia e Catania, che vedono ancora tassi inferiori al 30%. Al contempo, sono rimasti elevati i quantitativi inviati in discarica, mentre la realizzazione di nuovi impianti continua ad essere rallentata dalla complessità degli iter burocratici e dalla mancanza di investimenti adeguati al di fuori di quelli europei, che portano ad inviare in-genti flussi di rifiuti in impianti fuori regione.
Diversificata è anche la dotazione impiantistica. L’Emilia-Romagna dispone di 1.358 adibiti al trattamento/smaltimento dei RU, di cui circa metà situato in sole tre province. Uno degli obiettivi del Piano prevede il divieto di conferimento in discarica di RU indifferenziati dal 2027 e, vista la saturazione delle capacità previste dal precedente Piano 2014-2021 e realizzate, si prevede un aumento dei quantitativi avviati a termovalorizzazione. La capacità oggi disponibile, in ogni caso, sembra essere in grado di soddisfare tale fabbisogno, mentre esiste la necessità di realizzare nuovi impianti per il trattamento dei rifiuti da spazzamento stradale, tessili e ingombranti.
In Lombardia gli impianti sono 2.438, con diversi in via di sperimentazione o dotati di tecnologie innovative (p.e. impianto di trattamento delle batterie al litio mediante processo idrometallurgico in provincia di Lecco, struttura sperimentale per il recupero del fosforo dalle ceneri derivanti dalla termovalorizzazione dei fanghi essiccati in provincia di Pavia). La capacità di trattamento della frazione organica è ben sviluppata, con il fabbisogno regionale soddisfatto e il 25% del trattato proveniente da fuori regione, anche se diverse strutture non sono attrezzate per garantire una degradazione completa, soprattutto delle bioplastiche rigide. Nei prossimi anni è prevista la realizzazione di diversi nuovi impianti, tra cui un digestore anaerobico con produzione di biometano e un impianto pilota per il riciclo chimico delle plastiche miste non riciclabili.
Il parco impianti attuale della Toscana è costituito quasi esclusivamente da impianti di compostaggio che non permettono recupero energetico ma solo recupero di materia. Inoltre, la capacità di trattamento installata non è adeguata al fabbisogno dei singoli ambiti, richiedendo l’invio ad impianti fuori regione. Nei prossimi anni si prevede in particolare la realizzazione di nuovi digestori anaerobici e di impianti per la chiusura del ciclo (p.e. scarti da selezione e riciclo dei RU), oltre all’ampliamento del termovalorizzatore di San Zeno (AR).
In Sicilia, la mancanza di impianti di trattamento è citata come il principale fattore ad aver impedito il raggiungimento degli obiettivi stabiliti per riciclo e riduzione della discarica. Nei prossimi anni è quindi prevista la realizzazione di diversi impianti per il trattamento della frazione organica con produzione di biometano, preferibilmente in siti già adibiti al compostaggio, nuove piattaforme per il recupero delle frazioni secche e dei RAEE, i due termovalorizzatori di Palermo e Catania e l’ampliamento/costruzione di discariche.
A dispetto delle eterogeneità dei contesti delineati, criticità quali, ad esempio, la carenza di alcune tipologie di impianti, la presenza di plastiche nel flusso dei materiali compostabili e di batterie nei RAEE sono rilevate da più di una regione. Colmare il gap impiantistico esistente è centrale in tutti e quattro i PRGR. Tuttavia, mentre la Lombardia, ad esempio, dedica una sezione importante agli impianti innovativi e sperimentali, la Sicilia deve ancora colmare diverse lacune esistenti.