Althesys, in partnership with Staffetta Quotidiana and e-gazette, provides a monthly updating of pure renewables performance tracked by Irex Index
This edition has been published the 13th May 2025.
IREX Index down again, with support measures still pending
Torna a calare l’IREX dopo i risultati positivi degli ultimi due mesi (-4,7%). La discesa è contenuta solo grazie alla risalita negli ultimi giorni del mese per la buona performance di alcune società.
Nel mese di maggio 2025, i principali listini azionari europei hanno mostrato una performance diversificata: il DAX ha registrato un incremento del 6,7%, l’IBEX del 6,5%, mentre il CAC ha segnato un lieve calo dello 0,2%. In crescita le commodity energetiche ma cala il PUN: il Brent fa +1,2%, il gas TTF +10,2% e il PUN -6,3%.
Le performance delle small-mid cap italiane attive nel settore delle rinnovabili mostrano ancora andamenti eterogenei. Il titolo Eems vede un’incredibile crescita (+42,2%) grazie all’estinzione di un debito pregresso maturato negli scorsi esercizi. Seconda migliore è Ecosuntek (+3,4%), che beneficia di valutazioni positive degli analisti sul suo piano di sviluppo. Le peggiori sono, invece, Iniziative Bresciane (-6,5%) e Innovatec (-16,3%). La prima pare ancora scontare le incertezze dovute alla dimissione dell’Amministratore Delegato mentre la seconda non viene premiata dal mercato dopo le recenti cessioni di impianti.
Questi risultati si inquadrano in uno scenario globale in cui la crescita 2025 prevista rallenta al 2,9%, in calo rispetto al 3,3% del 2024 (OCSE), penalizzata da dazi generalizzati, incertezza politica e condizioni finanziarie più rigide. L’impatto maggiore si registra negli Stati Uniti, Canada e Messico, ma anche le economie emergenti subiscono un rallentamento. Gli scambi internazionali perdono slancio (+2,8% nel 2025 contro +3,8% nel 2024), frenati dall’aumento dei costi commerciali e dal calo degli investimenti privati.
L’inflazione nei Paesi del G20 si riduce ma resta elevata (3,6% nel 2025), con valori superiori al 3,8% negli Stati Uniti. Le politiche fiscali rimangono caute, salvo eccezioni come Cina e Germania, dove la spesa pubblica potrebbe sostenere la domanda nel 2026. Le prospettive restano fragili: nuove tensioni commerciali, turbolenze finanziarie e pressioni inflazionistiche potrebbero peggiorare ulteriormente il quadro globale.
Nel 2025, la crescita nell’UE e nell’area euro si conferma debole, rispettivamente all’1,1% e allo 0,9%, livelli sostanzialmente invariati rispetto al 2024 (Commissione Europea). Si tratta di una revisione al ribasso rispetto alle previsioni autunnali, dovuta all’impatto dei dazi statunitensi e all’incertezza sulle politiche commerciali. Gli investimenti restano penalizzati dai costi di finanziamento elevati e da una bassa fiducia, soprattutto nei comparti delle costruzioni e dei beni strumentali. In controtendenza, i consumi privati crescono grazie all’aumento dell’occupazione e al recupero del potere d’acquisto.
L’inflazione continua a rallentare più del previsto: nell’area euro è attesa al 2,1% nel 2025 e all’1,7% nel 2026, tornando sotto il target BCE. Nell’UE i prezzi seguiranno un percorso simile, scendendo al 1,9% entro il 2026. Il deficit pubblico si mantiene stabile al -3,3%, mentre la disoccupazione mostra una leggera tendenza al calo, con il tasso nell’area euro previsto al 6,3% nel 2025 e al 6,1% nel 2026. Il miglioramento atteso nel 2026 (+1,5% UE, +1,4% area euro) sarà trainato dal rilancio degli investimenti e da una domanda interna più solida.
Nel 2025 il PIL italiano è previsto in crescita dello 0,6%, con un’accelerazione allo 0,8% nel 2026, trainata interamente dalla domanda interna (ISTAT). La spinta maggiore dovrebbe arrivare da consumi e investimenti, sostenuti da salari in aumento, occupazione in crescita (+1,1% e +1,2%) e dal completamento del PNRR. Tuttavia, la domanda estera netta continuerà a pesare negativamente sul PIL, a causa dell’incertezza legata alla politica statunitense dei dazi. Gli investimenti, forti nel primo trimestre 2025, sono previsti in lieve rallentamento a metà anno, prima di riprendere vigore nel 2026 con il supporto della transizione 5.0 e della politica monetaria più accomodante.
L’inflazione, in ripiegamento dopo un picco a inizio 2025, è stimata all’1,8% nel 2025 e all’1,6% nel 2026, sostenuta da prezzi energetici più bassi e da un euro più forte. Il commercio estero, nonostante un primo trimestre vivace, fornirà un apporto leggermente negativo alla crescita annua, anche nel 2026, a causa della maggiore dinamica delle importazioni rispetto alle esportazioni. La bilancia commerciale resterà comunque in avanzo (2,2% del PIL nel 2025 e 2,0% nel 2026), riflettendo una buona tenuta del settore estero nonostante il contesto incerto.
Il settore delle rinnovabili italiane continua a muoversi tra potenzialità elevate e ostacoli cronici. Il calo del 4,7% dell’indice Irex dopo due mesi di crescita potrebbe essere un passo falso temporaneo, ma riaccende i timori strutturali del comparto. Gli operatori restano in attesa dell’asta del FER X transitorio, ancora senza una data certa, ma già percepita come ad alto rischio. L’elevato numero di progetti pronti potrebbe spingere i prezzi d’esercizio al ribasso, disincentivando la partecipazione. L’opzione di vendere direttamente al mercato si fa sempre meno sostenibile, anche per via della compressione dei capture rate osservata nei mercati europei più maturi.
Nel medio termine, l’unica certezza potrebbe arrivare dal MACSE, che promette di stabilizzare i prezzi nelle ore a maggiore produzione da fonti intermittenti. Ancora pochi i progressi su altri strumenti chiave come l’energy release. Quest’ultima misura, dopo mesi di stallo, è stata sbloccata informalmente dalla Commissione Europea con una comfort letter attesa a breve. Il prezzo di riferimento salirà da 65 a 67 euro/MWh per evitare violazioni sugli aiuti di Stato. Restano però aperti i nodi sulla restituzione e sulla pubblicazione delle graduatorie, ferme da marzo. Infine, sul fronte connessioni, il governo annuncia di aver trovato una soluzione normativa per evitare il blocco della rete, ma i tempi di attuazione restano da definire.