Rinnovabili regine, ma non tutte

L’economia mondiale, già indebolita dalla pandemia, ha dovuto incassare il duro colpo di un’inflazione in forte ascesa e un rallentamento in Cina, dovuto ai nuovi focolai di COVID-19, oltre alle ricadute negative dalla guerra in Ucraina. La previsione è dunque che la crescita rallenti dal 6,1% dello scorso anno al 3,2% nel 2022 (-0,4 rispetto a previsioni FMI di aprile).

BCE e governi europei mettono in atto azioni a breve ma manca ancora una strategia di lungo termine, mentre la fiducia dei consumatori è ancora bassa e quella delle imprese ha continuato a diminuire durante l’estate.

L’inflazione nell’Area euro è prevista al 7,4% nel 2022. Non va meglio negli Stati Uniti, dove potrebbe raggiungere l’8% dopo un 2021 chiuso al 4,7%. In Cina i riflessi della crisi sono più deboli e l’aumento previsto per il 2022 si ferma a +1,4% rispetto al tasso dello 0,9% registrato lo scorso anno.

La Banca Centrale Europea ha aumentato i tassi di interesse di riferimento all’1,25% a inizio settembre e sono attesi ulteriori rialzi. Manovre restrittive molto veloci rendono più plausibile il rischio recessione, tuttavia, sono volti a limitare l’inflazione.

Nel nostro Paese la crescita per il 2022 è stimata tra il 2,3 (FMI ad aprile e Banca d’Italia a giugno) e il 2,8% (Istat a giugno). Una situazione inaspettata, data la congiuntura. Le previsioni, peraltro, non sembrano subire particolari revisioni al ribasso, in linea con altri Paesi. Tuttavia, la forte dipendenza dal gas e le prossime elezioni politiche potrebbero minare ulteriormente la fiducia e la domanda interna.

L’inflazione giunta al 9% in agosto potrebbe frenare la crescita della spesa delle famiglie, data al 3,2% per quest’anno, mentre l’export è previsto chiudere in calo a -0,4% (Istat) il 2022.

In ascesa i principali listini europei durante l’estate. Se si fa eccezione per l’indice IBEX della Spagna, che chiude il bimestre luglio-agosto in perdita del -2,6%, sono saliti il CAC francese (3,4%), il FTSE All share italiano (+1,2%) e il DAX tedesco (+0,4%). I risultati complessivi al 31 agosto scontano, tuttavia, il calo generalizzato dell’ultima metà del mese.

Estate molto difficile, invece, per i petroliferi. Tonfo per il Brent, che tra luglio e agosto perde il 14,0% e viene scambiato oggi sotto i 100 dollari al barile. Dinamica analoga, ma meno marcata (-10,2%), per il WTI: se a fine giugno un barile quotava sopra i 106 dollari, a fine agosto era sceso a 89. Il crollo del petrolio riassume le tensioni registrate negli ultimi mesi sulle materie prime, che scontano le incertezze sulla ripresa e gli sconvolgimenti geopolitici in atto. Il listino dei titoli energetici italiano, FTSE Italia Energia, ha fatto, comunque, registrare una crescita nel bimestre estivo, fermandosi a +1,7%, sull’onda dei buoni risultati delle quotate.

Impennata dell’indice IREX delle small mid cap pure renewable quotate su Borsa Italiana che cresce del 25% tra luglio e agosto, dopo le prestazioni altalenanti dei mesi precedenti. L’indice è trainato da Alerion (+23,1%), Innovatec (+22,1%) e Algowatt (+15,6%), che compensano i cali di quasi tutte le altre società.

Alerion premiata per l’approvazione del bilancio e la sottoscrizione di un finanziamento in Project Financing da 66,4 milioni di euro per due parchi eolici in Puglia con una potenza complessiva di 62 MW.

Il mercato sembra valutare positivamente l’operazione di Innovatec che acquista il 29,58% del capitale di ESI, quotata sul mercato Euronext Growth Milan, dedito alla realizzazione e manutenzione di impianti fotovoltaici a livello nazionale. Il corrispettivo concordato è pari a 6,5 milioni di euro.

Algowatt si aggiudicata una commessa per tre impianti fotovoltaici per autoconsumo per un corrispettivo di 520.000 euro e un’agevolazione a fondo perduto per circa 650.000 euro. Quest’ultima è nell’ambito dell’ecosistema RAISE, selezionato dal MIUR, con 1 milione di budget.

Tra le performance negative spiccano quelle di EEMS (-18,75) e Agatos (-27,9%), che hanno entrambe comunicato risultati sotto le attese. Il contesto resta incerto, ma l’inflazione non sembra ancora aver pesato, mentre le misure di governo e BCE puntano a stabilizzare il quadro. Questo sembra premiare le rinnovabili in Italia, che decollano, ma il mercato rimane selettivo e premia solamente le società che paiono più solide e di maggiori dimensioni. D’altra parte, alcuni titoli dell’Irex hanno basse capitalizzazioni, con volumi scambiati piuttosto ridotti, e pertanto con prezzi molto volatili. La spinta verso la decarbonizzazione e soprattutto verso le rinnovabili come strumento di indipendenza energetica rimane comunque forte e mantiene l’interesse degli investitori verso il settore.

L’andamento dei due titoli worst e best performers