Rifiuti: il settore cresce e si consolida, ma ancora non abbastanza

Il comparto della gestione dei rifiuti urbani è oggi in una fase di trasformazione, trainata dall’innovazione tecnologica, dalla convergenza tra settori differenti e dall’evoluzione normativa e regolatoria degli ultimi anni. Continua a crescere l’integrazione lungo la value chain, si affacciano nuovi player da altre industrie e si consolidano le posizioni dei maggiori operatori. Restano, però, diversi punti critici che da troppo tempo condizionano il settore: disomogenea distribuzione degli impianti sul territorio, con gravi deficit in alcune aree, soprattutto al Centro-Sud, frammentazione delle gestioni, lacune normative e difficoltà nella governance.

Il quadro delineato nel Was Annual Report 2020 è comunque quello di un settore in crescita nel 2019, nonostante un contesto macroeconomico debole, e proteso all’innovazione, sia tecnologica che gestionale.

L’insieme delle maggiori 230 imprese, sia pubbliche che private, attive nella raccolta, nel trattamento e/o smaltimento e nella selezione e valorizzazione dei materiali ha realizzato 11,7 miliardi di euro di Valore della Produzione (VP) aggregato nel 2019, aumentato del 5,1% rispetto al 2018. Di queste, le maggiori 120 della raccolta, trattamento e smaltimento hanno contribuito per 9,4 miliardi (+5,4% sull’anno precedente), coprendo il 56% dei Comuni italiani, servendo circa il 70% della popolazione e raccogliendo l’equivalente del 76% dei RU prodotti nel 2018.

Le Top 120 aziende della raccolta, trattamento e smaltimento hanno incrementato il proprio market share del 6,4% nel 2019, a conferma che il consolidamento del settore prosegue. Sono anche migliorati i risultati operativi, con una RD media che si attesta sul 64,7%, aumentata di 1,7 punti percentuali sull’anno precedente, rispetto ad un dato nazionale di 58,1% nel 2018. Il comparto, tuttavia, continua ad essere frammentato, con un VP che si aggira intorno ai 78 milioni di euro. Tale dato racchiude realtà caratterizzate da significative differenze tra loro, in termini di dimensioni, presenza sulla filiera e territorio servito. I diversi cluster strategici (Figura 1) presentano, infatti, cifre molto variegate.

Allo stesso tempo, gli investimenti delle Top 120 crescono del 4,1%, raggiungendo circa 535 milioni di euro (Figura 2), spinti soprattutto dalle Grandi multiutility quotate, dalle Piccole e medie monoutility sparse sul territorio e dagli Operatori del trattamento e smaltimento, che comprendono i gestori degli impianti di chiusura del ciclo. Sul piano geografico permane, però, una significativa disomogeneità. Il 40% degli investimenti, infatti, ha interessato il Nord Est, poco meno del 39% il Nord Ovest e il 12% il Centro. Ridotte rimangono invece la quota di Sud e Isole e quella relativa ad investimenti di carattere nazionale, pur aumentate rispetto al 2018.

Nel complesso, il 60% degli investimenti è stato indirizzato alla costruzione di nuovi impianti e al miglioramento di quelli esistenti, il 18% all’acquisto di attrezzature e la parte restante agli automezzi. Anche qui, le differenze tra le diverse aree sono sensibili, con gli investimenti nel Meridione che continuano ad essere ridotti.

Il ruolo del comparto della selezione e valorizzazione è sempre più importante all’interno della filiera e, nel 2019, ha visto proseguire il consolidamento di vari gruppi, molto spesso attivi in altre fasi della value chain. Le maggiori 110 aziende attive nella selezione di carta, plastica, legno, metalli, vetro, Forsu e Raee, aventi VP superiore ai 5 milioni di euro, hanno visto, a livello aggregato, un VP di 2,3 miliardi di euro (+4% sul 2018) e un Ebitda di 269,5 milioni di euro (+3% sull’anno precedente).

Sono, per lo più, imprese di piccole e medie dimensioni, con un VP medio intorno ai 21,3 milioni di euro e con i primi 15 operatori che incidono per il 42% del VP totale. Il 60% dei Top 110 opera nelle regioni del Nord Italia, concentrato principalmente in Lombardia e Veneto, mentre il 22% nelle aree del Centro. Solo il 15% degli operatori tratta un unico materiale, mentre il 59% degli operatori gestisce sia RU che RS, sfruttando sinergie nella raccolta e riducendo i rischi di mercato.

Nel complesso è proseguito poi lo sviluppo delle imprese mediante le operazioni straordinarie. La mappatura delle iniziative effettuate nel 2019 mette in luce una propensione delle aziende ad espandersi nel proprio core business e ad incrementare la propria capacità impiantistica, con otto iniziative su 18 rientranti in tale ambito.

L’analisi delle operazioni dell’ultimo triennio evidenzia come la strategia di fondo si sia nel tempo focalizzata su Aggregazione, Crescita e Riorganizzazione societaria. È cresciuta l’incidenza di iniziative nel Nord e nel Centro Italia a discapito di quelle nel Meridione e all’estero. Il rafforzamento delle maggiori utility si è accompagnato a un graduale aumento del peso di aziende il cui core business si trova in altri comparti, tra cui, ad esempio, quelle dei rifiuti speciali, imprese di trasporti, fondi di investimento, etc.

Dall’analisi emerge, dunque, un settore in consolidamento, sospeso tra alcuni nodi irrisolti di storica eredità e la crescita dei maggiori gruppi lungo la filiera verso nuovi processi e prodotti. Anche il 2020, nonostante l’emergenza sanitaria, è apparso dinamico, con acquisizioni, alleanze ed investimenti molto spesso improntati all’innovazione tecnologica. Recupero delle plastiche, rifiuti speciali, selezione e valorizzazione, trattamento dei rifiuti solidi e liquidi sono solo alcuni degli ambiti interessati, mentre ben tre iniziative hanno riguardato la nascita e il riconoscimento di compliance schemes in diversi settori. Ma delle “infinite vie del riciclo” parleremo in un’altra occasione…