Le rinnovabili tornano a crescere nonostante la guerra

La crisi ucraina minaccia di annullare la ripresa post-pandemia. Le forti pressioni sui prezzi dell’energia e dei beni alimentari alimentano la già marcate spirali inflazionistiche, mentre l’aumento della conflittualità nel quadro geopolitico contrae commercio e investimenti. A livello globale, l’incertezza ha invalidato tutte le proiezioni macroeconomiche precedenti e rende difficile effettuare stime affidabili. Il Fondo Monetario Internazionale ha, dunque, annunciato che procederà a un’ulteriore revisione al ribasso delle proiezioni macroeconomiche precedenti, già ritoccate in negativo a gennaio.

I venti di guerra in Europa hanno portato la BCE ad abbassare di mezzo punto percentuale le proprie stime sulla crescita del PIL dell’Eurozona per il 2022: +3,7%. A dicembre la proiezione era +4,2%, già più basso del +4,6% di settembre. Nello scenario peggiore, la BCE stima che la crescita del PIL europeo nel 2022 possa fermarsi al +2,3%. Sempre più preoccupante l’inflazione: si stima un 5,1% su base annuale, che potrebbe superare il 7% nel worst-case scenario.

Stime in forte ribasso anche per l’Italia. L’Istat comunica che l’inflazione a febbraio ha raggiunto il 5,7%, il livello più alto dal 1995. La fiammata dell’inflazione è dovuta per la quasi totalità ai prezzi dei beni energetici non regolamentati, cresciuti a febbraio del 45,9% (dopo il +38,6% di gennaio). La stima per la crescita del PIL nel 2022 è del 2,3% contro il 4,7% stimato a gennaio.

Le Borse hanno chiuso febbraio in profondo rosso. I cali si sono concentrati negli ultimi giorni del mese, subito dopo l’annuncio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il FTSE All Share ha lasciato sul terreno il 5,2%. Male tutti i principali listini europei: -6,5% il DAX tedesco, -4,9% il CAC francese, -1,2% l’IBEX.

Volano i petroliferi. Un barile di WTI, che a fine gennaio valeva poco più di 88 dollari, un mese dopo ne vale oltre 95 (+8,5%).  Il Brent a fine febbraio sfonda la quota psicologica dei 100 dollari al barile (+10,7%). Netto rialzo dell’indice FTSE Italia Energia, che beneficia della crescita del comparto Oil&Gas italiano dovuto all’impennata dei prezzi del petrolio: +3%.

In controtendenza rispetto a gennaio, dove aveva fatto registrare un calo del 4%, a febbraio l’indice IREX delle small mid cap pure renewable quotate su Borsa Italiana ha mostrato una ripresa, segnando un +6,6%. Tra le ragioni dei buoni risultati c’è l’aspettativa di forte crescita delle rinnovabili come risposta ai costi e ai rischi di approvvigionamento delle fonti fossili.

Comal ha annunciato, in partnership con Enel, il progetto per una fabbrica di tracker solari nella centrale di Montalto di Castro (VT). Il nuovo centro dovrebbe produrre ogni anno tracker sufficienti per supportare circa 1 GW di capacità di moduli fotovoltaici. Inoltre, l’azienda ha firmato due nuovi contratti per la realizzazione di due impianti fotovoltaici a Mazara del Vallo (TP) per un importo di oltre 5,7 milioni di euro. Queste due notizie hanno garantito all’azienda la miglior performance mensile, con il titolo che ha guadagnato il 15,7%.

Molto bene anche Algowatt (+10,2%) e Alerion Clean Power (+8,7%). Quest’ultima ha pubblicato i risultati preliminari del 2021, evidenziando un rialzo rispetto alle attese. L’EBITDA dovrebbe aver raggiunto i 132 milioni di euro, con un aumento del 63% rispetto al 2020. Il Piano Industriale 2022-25 di Alerion prevede un ulteriore incremento della potenza installata, con l’obiettivo di raggiungere i 3,8 GW nel 2025.

Piuttosto costante, ma positivo, il rendimento di Iniziative Bresciane (+2,6%), Falck Renewables (+1,1%) ed Ecosuntek (+0,4%). Falck Renewables ha annunciato la progettazione, in partnership con BlueFloat Energy, di due progetti eolici offshore in Sardegna. Al largo del Golfo di Cagliari l’azienda intende realizzare Nora Energia 1 e 2, parchi galleggianti per una capacità installata totale di 1,4 GW.

A registrare la peggiori performance mensile di febbraio sono state Innovatec e Seri Industrial. La prima, dopo le forti crescite di dicembre e gennaio, ha avuto un calo piuttosto netto, registrando un -13,7%. La seconda ha, invece, proseguito il trend ribassista, che ha caratterizzato il titolo negli ultimi mesi, andando in negativo del 14,2% a febbraio.

Il conflitto in Ucraina e le connesse tensioni geopolitiche hanno complicato il panorama energetico, con le rinnovabili che, nell’ottica di ridurre la dipendenza dalla Russia nel medio-lungo termine, potrebbero ricevere una spinta rilevante per realizzare una crescita accelerata.