Il fine vita del fotovoltaico, una nuova sfida per l’industria del riciclo italiana

Il settore fotovoltaico italiano ha avuto una forte espansione, soprattutto tra il 2009 e il 2013, promossa da generosi incentivi e dalla progressiva diminuzione dei costi della tecnologia. L’età media di buona parte delle installazioni è attualmente compresa tra gli undici e i tredici anni, rispetto ad un periodo di incentivazione di vent’anni e di una vita utile che può raggiungere i venticinque. L’innovazione accelera poi l’obsolescenza degli impianti, favorendone la dismissione anticipata.

I prossimi anni vedranno una crescita esponenziale del mercato della raccolta e del trattamento dei pannelli fotovoltaici. Finora i volumi sono stati piuttosto contenuti, dovuti soprattutto a manutenzioni e riparazioni. Le attività di revamping e repowering, seppur limitate dall’incertezza normativa, stanno però crescendo e l’industria del riciclo si sta gradualmente sviluppando.

Nel 2019 sono state raccolte più di 72.750 tonnellate di RAEE del raggruppamento R4, che, oltre ai pannelli fotovoltaici, comprende i piccoli elettrodomestici e l’elettronica di consumo. Tale ammontare costituiva appena il 20% dei RAEE complessivamente trattati dai 13 Consorzi attivi. A dispetto dei volumi oggi esigui, la concentrazione delle installazioni nel tempo porterà probabilmente a dismissioni molto consistenti in un ristretto periodo di tempo. L’effettivo sviluppo del settore, tuttavia, non è facile da delineare, poiché la decisione di dismettere gli impianti al termine del periodo di incentivazione o dopo alcuni anni, dipende da una molteplicità di fattori: lo specifico stato dell’impianto, il progresso tecnologico, i prezzi sui mercati elettrici, i costi della tecnologia, etc.  

È però possibile immaginare diversi scenari. Innanzitutto, si può ipotizzare che gli impianti siano in buona parte dismessi solo alla fine del periodo di incentivazione. In questo “Scenario base”, delineato nel WAS Report 2020, si stima che i moduli da trattare restino contenuti fino al 2031, per poi raggiungere le 126.600 tonnellate nel 2034 e un picco di oltre 427.000 nel 2036. In Figura 1 tale andamento è mostrato dalla serie verde, mentre quella blu rappresenta l’installato annuale fino al 2019 (calcolato sulla base dei dati storici di capacità installata del GSE e di un peso medio dei soli pannelli). La serie rossa definisce poi i futuri aumenti di installato nell’ipotesi che siano raggiunti i target fissati dal PNIEC.

Figura 1. Il trend dei volumi di materiale fotovoltaico, installati e a fine vita (Scenario base)

Fonte: Althesys su dati GSE

Si tratterebbe di quantitativi annui ben più alti dell’ammontare totale di tutti i RAEE trattati nel 2019 dai Consorzi, pari a 343.068 tonnellate. Un andamento così discontinuo avrebbe forti impatti sulle attività di raccolta e riciclo.

Altro scenario è quello “accelerato”, in cui l’assunto è che eventuali politiche di rinnovamento e sostituzione possano anticipare la dismissione degli impianti (Figura 2). I volumi iniziano ad aumentare sensibilmente già dal 2024 e raggiungono un primo picco intorno al 2032, dovuto alle dismissioni anticipate di una parte degli impianti entrati in funzione nell’ambito del III Conto Energia e da quelle per l’invecchiamento delle installazioni del I Conto Energia. Il progresso tecnologico, ad esempio con l’introduzione dei pannelli bifacciali, può rendere più concreto questo scenario.

Figura 2. Il trend dei volumi di materiale fotovoltaico, installati e a fine vita (Scenario accelerato)

Fonte: Althesys su dati GSE

In ogni caso, il boom dei volumi si colloca in un quadro normativo piuttosto complesso, che vede alcune criticità. In primo luogo, il recente D. Lgs. 118/2020 che, se da un lato regolamenta finalmente la gestione a fine vita dei pannelli immessi sul mercato prima del 2014, dall’altro, introduce una disposizione in contrasto con alcune precedenti. Stabilisce, infatti, che il finanziamento della gestione dei moduli divenuti RAEE sia sempre integralmente a carico dei produttori a prescindere dalla natura domestica o professionale e dalla data di immissione sul mercato. In precedenza, invece, era prevista una trattenuta a carico dell’acquirente per la gestione del fine vita. Può sorgere così il rischio di sovrapporre oneri e adempimenti.

Inoltre, come per altri settori, manca ancora una normativa sull’End of Waste (EoW). L’assenza di un quadro di regole chiaro comporta aree grigie nel mercato, in cui spesso il trattamento dei rifiuti non è adeguato. Ciò si può tradurre sia in possibili distorsioni della concorrenza, sia in danni ambientali. Ad esempio, è cronaca recente il blocco di esportazioni di moduli usati verso il continente africano invece del loro corretto trattamento e riciclo.

Per affrontare al meglio gli scenari futuri, oltre a norme chiare e omogenee, sarà necessario promuovere lo sviluppo della capacità di trattamento, sia in termini quantitativi che qualitativi, puntando sull’innovazione tecnologica. Un settore composto da player di maggiori dimensioni e spessore industriale potrebbe infatti essere più resiliente di fronte al potenziale shock costituito dalla crescita esponenziale dei volumi da trattare che potrebbe verificarsi, come visto, a partire dal 2030. In tale ambito, sono opportunità da cogliere i progetti proposti dai Consorzi RAEE, da inserire nel Recovery Plan, relativi al riciclo, alla valorizzazione e al riuso dei pannelli fotovoltaici.

Non di meno, è importante favorire l’innovazione nella filiera. L’implementazione di nuove tecnologie e processi di trattamento dei RAEE, infatti, consentiranno di massimizzare il tasso di recupero dei materiali contenuti (alluminio, vetro, silicio, rame, stagno, piombo, etc.) e di ottimizzare così il rapporto costi-benefici complessivo e le performance ambientali.

A completare il quadro, serve infine una politica per il rinnovamento del parco fotovoltaico esistente. In questo modo, si avrebbero benefici sulla producibilità degli impianti, considerando che, altrimenti, le perdite di capacità di generazione dovute all’obsolescenza tecnologica potrebbero raggiungere i 5 MW nel 2030[1]. Allo stesso tempo, si potrebbero distribuire meglio nel tempo i volumi di pannelli dismessi da gestire, evitando il verificarsi, nel mercato del recupero, di fenomeni di boom&bust simili a quelli che hanno afflitto in passato le installazioni. Considerata la forte asimmetria dovuta ai Conti Energia, si potrebbero introdurre specifiche misure rivolte proprio alle generazioni di impianti che più influenzeranno i volumi dismessi (quelle del III, IV e V Conto Energia). Uno schema che incentivi il rinnovamento in due età di tali impianti (10° e 15° anno di vita), ad esempio, potrebbe tenere i volumi più costanti nel tempo, al di sotto delle 200.000 tonnellate annue.

Stabilizzare i volumi nel medio periodo, sostenere la creazione di un sistema industriale solido, favorire l’innovazione tecnologica, in un’ottica win-win tra settore energetico e ambientale. Sono queste, in conclusione, le sfide che l’Italia deve affrontare da subito per non trovarsi impreparata prima di quanto pensi.


[1] Althesys, “Il rilancio del parco fotovoltaico italiano. Scenari e strategie per ammodernare gli impianti fotovoltaici utility scale in Italia”, Milano, 2018.