Caro bollette: 17 miliardi di risparmio con la cura spagnola


 
I mercati energetici hanno visto nell’ultimo anno e mezzo una straordinaria impennata dei prezzi con effetti molto pesanti sulle bollette dei consumatori, cittadini e imprese, italiani.
L’Italia ha subìto già nel 2021 un forte rincaro della bolletta elettrica. Si stimano 64 miliardi di euro, contro i 45 del 2020 e i 53 del 2019 (RSE). Nel 2022, con l’ulteriore aumento del prezzo del gas e un PUN che, in media annuale, supererà i 250 €/MWh (erano 125 nel 2021), è attesa una spesa record. Per il solo approvvigionamento di energia, secondo le elaborazioni di Althesys, la spesa non potrà essere inferiore ai 75 miliardi. Era di 32 nel 2021 e 11 nel 2020. A ciò bisogna aggiungere le altre due componenti dei servizi di vendita, i servizi di rete, gli oneri generali di sistema (attualmente congelati, ma che un giorno dovranno essere pagati) e le accise, per un totale stimato in 35 miliardi. Su tale imponibile si aggiunge, poi, l’IVA.

A fronte di questa situazione, che mette a rischio la competitività delle imprese italiane e pesa sui consumatori, sono state introdotte alcune misure per cercare di allievarne gli effetti nell’immediato.
 
Le misure messe finora in campo dall’Italia per fronteggiare il “caro bollette” sono state adeguate? Si poteva fare qualcosa di diverso e di meglio?

Una risposta potrebbe arrivare dalle misure adottate in Spagna e Portogallo, cioè l’introduzione di un tetto al prezzo del gas acquistato per il termoelettrico (il cosiddetto “Tope”). Althesys, grazie al proprio modello proprietario NET, ha stimato l’effetto che una politica di questo tipo avrebbe avuto sul mercato italiano nel 2022. Assumendo un prezzo massimo del gas per la generazione termoelettrica di 48,8 €/MWh, il “Tope” avrebbe consentito:
–      un risparmio di 17,1 miliardi di euro nell’ipotesi di un dimezzamento dell’import di energia elettrica dall’estero per effetto di un minor prezzo delle fonti nazionali;
–      un risparmio di 15,7 miliardi nell’ipotesi di un azzeramento delle importazioni di elettricità grazie a una maggiore competitività delle fonti nazionali.

La stima, mostrata nel grafico, ipotizza che l’export resti costante. Ciò implicherebbe un obbligo di non esportare nonostante la maggiore competitività rispetto alle zone estere. Nel calcolo è stata inclusa la compensazione ai produttori termoelettrici da gas per l’approvvigionamento della materia prima ad un prezzo superiore a quello stabilito. Il possibile risparmio indica che la discesa dei prezzi sul mercato spot garantisce una riduzione delle rendite generate dalle tecnologie non legate al gas nel complesso maggiore rispetto al costo della compensazione. 
La misura, dunque, sulla carta pare efficace, ma la sua attuazione nel contesto di un mercato europeo liberalizzato e interconnesso, è piuttosto complessa, sia sotto il profilo tecnico-operativo che sotto quello regolatorio e politico.
 

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